Tuesday, January 24, 2006

JASON LUTES: BERLIN, LA CITTA DELLE PIETRE

il mio articolo per la fanzine su lutes

Raramente il fumetto si è dato alla storia, ancora più raramente in tempi recenti, fatta eccezione per quel Maus di Art Spiegelman, opera a carattere pedagogico per spiegare l'olocausto attraverso una comunità di topi.

Ed è innegabile che da quel Maus, opera unica e con tutti gli elementi del romanzo e del cinema d'autore, prende le mosse La città delle Pietre, che da Spiegelman fa un passo avanti verso un approccio più coraggioso e verista della storia.
Sebbene il panorama fumettistico europeo sia di gran lunga soverchiato dalla scuola americana, i nostri disegnatori più che guardare a oriente o agli esponenti della scena pulp, dovrebbero imparare la lezione di questi due disegnatori americani, che hanno sviscerato la cultura europea del '900, assimilandola e facendola propria: Berlino non è mai stata raccontata con la stessa efficacia dagli occhi di un autore americano, per giunta nato quarant'anni dopo i fatti narrati. Difficilmente troviamo in autori del vecchio continente la stessa consapevolezza del bagaglio culturale e della molteplicità di fermenti artistici che hanno impattato contro la seconda guerra mondiale e che dopo questa, sono andati persi.
La lezione di Lutes per noi europei, contenuta in quest'opera la cui lavorazione è durata ben 5 anni, è un monito a non dimenticare le enormi particolarità che l'Europa porta con se e che sono un bagaglio d'identità irrinunciabile, dal momento in cui nella diversità culturale il continente ha trovato i suoi più grandi progessi, ed è strano che a ricordarcelo adesso sia proprio un americano. Non si trova la stessa perizia nella ricostruzione dei particolari in nessun altra opera contemporanea e una conspevolezza storica altrettanto ben resa: senza troppi incisi l'autore rappresenta un biennio 1927-29 a Berlino, fruibile anche a chi non padroneggia troppo la storia.
E le molteplici anime che compongono la società tedesca durante la Repubblica di Weimar, all'alba dell'ascesa di Hitler alla Cancelleria, rivivono attraverso le diverse estrazioni culturali, ceti sociali, aspettative e ideali dei personaggi che si intrecciano in un armonia perfetta durante tutto il corso delle oltre 200 pagine di questo piccolo spaccato storico. Il tratto a china è minimale ma scolpisce i lineamenti e le essenze dei caratteri in gioco, senza bellezze particolari ma rendendo giustizia ai solchi delle sofferenze di un paese alla fame dopo un decennio dalla fine della seconda guerra mondiale, un tratto che non a caso ricorda in alcune vignette le litografie di denuncia sociale di Daumier, esponente del realismo francese di fine '800.
Una Repubblica e una classe politica che ha dato enormi libertà culturali e che ha favorito il nascere di una nuova ventata intellettuale in una Germania da decenni vittima di un nazionalismo cupo e fatalista: l'accademia di Berlino entro cui muovono parte dei personaggi, i Cabaret, la liberazione della sessualità femminile, il ruolo dei letterati e dei giornalisti impegnati a reggere il prestigio delle istituzioni che garantiscono questo ordine nonostante la grave crisi economica e le crescenti contestazioni sociali. Lutes non cade nell'errore di tanti americani nel raccontare lo scontro tra comunismo e nazismo e rende giustizia degli ideali e della rabbia della classe lavoratrice, commovente lo spaccato in cui clandestinamente i lavoratori si ritrovano di notte per commemorare l'assassinio di Rosa Luxemburg davanti alla celebre sede del partito comunista tedesco. Una Repubblica presa d'assalto da due fronti, quello dei comunisti e quello dei nazisti che duramente pian piano occuperanno le strade scontrandosi frontalmente e inghiottendo le deboli isituzioni del paese travolte dalla crisi di Wall Street del 1929. Ed è in quella città delle pietre, usate come armi negli scontri, che la parabola di questo romanzo a fumetti si chiude, il 1° Maggio del 1929 dove tutti i nostri personaggi si ritrovano, con ruoli diversi in strada, per scelta o per caso a fare i conti con la storia.

Tuesday, January 10, 2006

Good For Nothing su Fanzineitaliane.it

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