Intervista ai Dresden Dolls - Milano 1 Giugno
trascrizione dell'intervista realizzata con Brian Viglione e Amanda Palmer il 1° Giugno 2006 a Milano in occasione dell'unica data italiana del tour per Yes Virginia.G: Siete tornati per la seconda volta in Europa e questa sarà una delle ultime date prima di tornare negli Stati Uniti per il tour con i Panic! at the Disco. Vorrei chiedervi l'impressione che avete avuto dal pubblico europeo, rispetto a quello americano con cui vi confrontate più spesso.
B: Fantastico, questo tour ci sta dimostrando quando sia forte il supporto della gente qui. Abbiamo fatto qualche data memorabile in Inghilterra all'inizio di questo tour, poi Francia, Germania, Austria e così via... ci supportate in un modo incredibile, ci riscalda questa accoglienza. Ce ne siamo accorti dalla prima volta che abbiamo suonato, la gente era entusiasta e ci ha rassicurato su tutto quello che ci aspettava, incredibile.
G: Recentemente a Berlino sono state esposte delle istallazioni basate sulle foto realizzate da un'artista tedesco alla vostra band, l'hai menzionato anche tu Amanda sul web. Mi ha fatto tornare a mente i tuoi trascorsi di gioventù in Europa e in particolare in Germania, il tuo successivo lavoro con lo Shadowbox Collective come artista di strada, la famosa Eight Foot Bride di Boston.
La cultura europea ha un forte radicamento storico nella nostra società e i suoi segni sono presenti nella musica dei Dolls, la tua esperienza tedesca ha trasformato il tuo modo di fare arte o era già ben definito quando sei arrivata qui?
A: E' veramente una domanda interessante. Penso che la cosa più importante sia non il fatto che io sia venuta qui in Europa e che abbia sentito la sua musica, che io ne sia stata influenzata. Più che altro sono stata influenzata personalmente dall'esperienza di abbandonare casa, una vita comoda e per la prima volta nella vita mi sono sentita spaesata.
Dovevo prendermi totalmente cura di me, trovare un appartamento, crearmi una nuova vita e superare la barriera linguistica. Quello fu sicuramente l'anno in cui divenni una persona pienamente indipendente, senza alcun vincolo, è stato un punto di svolta della mia vita.
Non ho creato niente quando ero in Germania, ho deliberatamente evitato di far arrivare un pianoforte nel mio appartamento, in quel periodo ho cominciato a essere depressa e ad avere nostalgia di casa, le cose stavano cambiando.
Non ho trovato le amicizie che mi aspettavo, ho cominciato a perdere terreno, era tempo di tornare, di riappropriarmi della mia vita, quella che avevo abbandonato.
Ma è buffo perchè non ho più avuto la possibilità di confrontarmi più la cultura tedesca ed europea in America, è lo stesso paradosso che stare in tour: vedo un sacco di cose ma dal vetro del pullmann. Sono spesso stanchissima e i pochi giorni liberi l'unica cosa che mi sento di fare è dormire e non mi va di andarmene in giro.
Imparo più sulla cultura europea quando sono a casa, mi siedo con una tazza di tè e leggo. Odio cose da turisti tipo"sedetevi sull'autobus, ehi guardate quei castelli, svelti" no assolutamente.
Mi fa venire in mente un detto celebre, dice una cosa come "l'uomo più saggio al mondo può imparare molte più cose stando seduto nella sua camera che andando in giro per il mondo".
Certo, è importante come ti approcci, c'è così tanto da sapere e imparare, devi stabilire qual'è il tuo modo di assorbire tutto.
G: Le parole nelle tue canzoni. L'importanza di criticare, un modo di porsi che non è molto comune al giorno d'oggi, di denunciare o semplicemente mostrare la realtà per com'è. Yes Virginia continua una tendenza che è comune anche al primo album, che include tra le altre una canzone molto enigmatica: Half Jack.
A: Di che parla Half Jack? E' molto semplice. E' interessante ascoltare la gente che ne parla, più scavi e più alla fine diventa chiaro. E' triste, l'ho scritta quando avevo vent'anni, ero alle prese con un conflitto interiore sul non conoscere effettivamente mio padre. Non è un rapporto totalmente negativo, non lo percepivo come irrangiungibile, imperscrutabile, lui non mi ha cresciuta semplicemente.
I miei genitori divorziarono che avevo appena un anno, tutti quelli che hanno avuto i genitori separati arrivano ad un punto nella vita in cui si chiedono quanto di loro sia presente nella loro vita, perchè ti hanno generato e tu sei biologicamente legato a loro.
Attorno ai venti ho cominciato ad affrontare questa domanda, mi sentivo cresciuta abbastanza come persona, vivevo da sola e ho analizzato i miei atteggiamenti.
Ho iniziato a chiedermi da chi provenivano e sicuramente appartenevano a mia madre perchè è difficile dire che cosa provenisse da mio padre.
Questo ha dato vita alla canzone, il fatto che mio padre non ci fosse stato a prendersi le sue responsabilità, il fatto che lui mi abbia dato la vita.
Ho letto un libro scritto da un ragazzo adottato e il problema era lo stesso, non sapere da dove si viene.
G: E' una di quelle canzoni che ti fanno venire la pelle d'oca.
A: Oh, è solo come tutte le altre canzoni di Amanda Palmer, ci sono interpretazioni e tendenze a spiegare i riferimenti sulla frustrazione, sul ruolo di doverti definire per forza con esattezza. E' difficile quando la gente ti forza dall'esterno dicendoti chi sei, da dove vieni e cosa dovresti essere o diventare. Una parte di te si ribella ma è come la gente ti percepisce, e quindi la domanda è: dove sta la verità? è interessante...
AND. Dresden Dolls non era un album per tutti, richiede un ascolto solitario e un umore disposto per l'introspezione. Penso che Yes Virginia sia per un pubblico più popolare, questa tendenza ad aprirvi ad un pubblico più vasto sembra confermata dalla scelta di andare in tour con i Panic at the Disco, qualcuno dei vecchi fans sembra non apprezzare. Cosa vi ha portato alla decisione e vi siete pentiti?
A: Certamente non ce ne pentiamo. Penso che siamo una band in crescita e che siamo forzati a prendere un certo tipo di decisioni, ma non sai mai qual'è quella giusta. La scelta di andare in tour con i Panic ha un semplice ragione: raggiungere una porzione di pubblico superiore e ho fiducia nella nostra musica, fino a che non faremo compromessi sul modo in cui la facciamo va tutto bene, le scelte che facciamo per raggiungere il pubblico invece sono sempre passibili di critiche.
Ci siamo detti che andava bene, e so che saremo soddisfatti di questo tour, probabilmente ci sentiremo pronti ad andare in tour con Britney Spears dopo... forse... credo [ride].
Non devi pensare a che tipo di pubblico è, se facciamo quello che sappiamo fare [guarda Brian], se suoniamo esclusivamente per quel pubblico, se qualcuno di loro entrerà in contatto con noi e la nostra musica e uscirà pensando "mi voglio prendere il loro cd" allora ce l'avremo fatta.
AND: Pensate che la vostra musica sia cambiata e che quindi sia cambiato il modo in cui la promuovete?
A: No. B: No.
A: Il fatto che il secondo album suoni più commerciale è falso, la maggior parte delle canzoni sono state scritte in contemporanea o addirittura precedentemento al primo disco. E' solo una questione di scelte, anche dei produttori, abbiamo scelto dei produttori più "rock" del primo.
Non è che sono venuti da noi a dirci "ehi fate un disco commerciale".
AND: Quindi, che cosa sarà la vostra musica nel futuro?
A: Non ne ho assolutamente idea! Ricordo che quando abbiamo finito il primo album ed era stato appena pubblicato mi dissi: "penso di sapere già quali canzoni metterei nel secondo". E se mi guardo indietro posso dire che ci ho preso quasi su tutte. Posso dire la stessa cosa per il terzo perchè ho ancora diverse canzoni scritte tempo fa che non sono ancora state registrate.
Penso che se avessimo un pò di tempo lontano dal tour scriveremmo qualche pezzo nuovo e Brian ed io avremmo almeno 15 vecchie canzoni che vorremmo vedere incise in un disco dei Dresden Dolls. Ma chi lo sa, non posso dirtelo esattamente, magari per questo ci vorranno ancora altri 3 anni...
AND: Ci sarà una canzone cantata da Brian?
B: Sì, e sarà suonata col Sitar e la Tuba.